Il 24 febbraio 1951 Giovanni da Firenze scrive a Rino a Bassano
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crono 312

doc. 24.2.51

 

Firenze 24-2-51
Carissimo Nipote Rino
Intanto rinnovo i miei ringraziamenti per la tua gentile premura dell’atto ricevuto, cui tutto andò bene e nulla più occorre. Ora veniamo a noi per porti tutto al chiaro circa la situazione Famiglia Cristiani che qui estesamente ti chiarisco. Incominciò dalla morte del mio defunto genitore. Il 2 febbraio 1910 esso mancò e c’era la bellezza di £ 17 mila di debito col famoso Albergo Munari che mio fratello Guglielmo fu il più insistente d’averlo eccone il risultato; indi tasse di successione e via di seguito dovetti sacrificare circa altre 4 mila Lire; non passò 3 mesi che il mio fratello maggiore Giuseppe volle la sua parte di eredità invitandomi a mezzo avvocato al pagamento quanto prima e circa 4 mila Lire dovetti sacrificare in un anno e mezzo. Dal 1910 al 1914 la grossa famiglia di circa 20 persone sostenuta da me, si, io avevo la parte maggiore, dal 1912 restituii l’Albergo al Munari che io all’entrata esborsai circa 6 mila lire e poi alla stima del ritorno co suoi raggiri e nuovi estimatori mi restituì 600 lire; basta è morto ogni bene le auguro. Insomma a poche parole nel 1916 al 10 di maggio venne l’evacuazione. Torno indietro un po’; nel 1914 saliva il debito a £44 mila, e purtroppo è venuto a galla l’Albergo da farsi che purtroppo tanto Guglielmo e il tuo defunto genitore insistettero nella costruzione, e i denari? Basta, consigliati dal Meni Cursor e dal Bianco che la spesa sarebbe stata mite: “…col cavallo si conducono le pietre, sabbia ecc. …”. Era meglio fossi stato a letto con febbre piuttosto che mettermi in azzardo di tale spesa, con cambiali sia banche che a privati, insomma mi costò 23.500 ventitremila e cinquecento salvo poi interessi. Quindi £ 44 mila antecedenti, più 24 mila circa, così il debito totale lasciato nella evacuazione del 16 maggio 1916 di £ 68 mila, ad eccezione degli interessi dei 3 Mutui in più; calcolo approssimativo di £ 20 mila. Quindi, estinguendo ogni cosa circa 90 mila lire a saldo di ogni cosa, mutui e cambiali.
Veniamo ora agli introiti: Vendita dei campi di Arino ad eccezione della tua 4° parte: £ 40.000. Ricavato vendita Prato Cruni: circa altre £ 40.000. Danni sul terreno, che io, vivendo a Vicenza me ne occupai e avevo ottenuto il risarcimento di venti mila Lire: £ 20.000. Ma su ciò bisogna diffalcare £ 4.000 che l’Ufficio Agrario ha dato una bella Mucca che Guglielmo ritirò a Vicenza sotto il mio nome senza venirmi neppur salutare.
Poi ci fu la mobilia di casa fatta da me che purtroppo Lui avrà riscosso a suo tempo, denuncia di £ 16.000 che fu portata a 20 mila: £ 20.000. Totale degli incassi £ 120.000. Centoventimila Lire che purtroppo non occorreva vendere un palmo di terreno dell’Obestat per pagare i debiti, dove sono andati, buon amministratore?
Coi campi di Arino e il prato Cruni che bisognava sacrificare, perché non ha estinto i mutui? Si è lasciato fare gli atti, coi denari in tasca. I due mutuanti, tanto il Prof Spessa come l’Alberti, erano brave persone, anche se in ritardi gli incassi con forte acconto avrebbero atteso. Intanto in tasca erano i quattrini a suo bello…[?].

Bisogna ch’esso renda conto del ricavato della terra che dal Biasia ha ricevuto la somma di 65 mila lire sacrificando tutto il mio tutto quello del caro defunto Cornelio, e una piccola parte del suo riservandosi
  quattro o 5 campi, e al netto la tua quota in 13 campi tra prato e zerbo.
Il caro Cornelio il dì della vendita ritornò a casa con fame e non ci ha dato nemmeno 100 lire che mangi, me lo detto lui in persona. Questo è il quadro della famiglia intera.
Ora ti spiegherò la mia situazione e i patti con Lui conchiusi, come Re dei Galantuomini che si appellava che ti pregherei venire ad un magro comodamento [?] piuttosto che una grossa sentenza.
Nel 1926 ebbi bisogno di £ 4.000 che a mezo del Segretario Grigiante me le ha date ed io gli feci una dichiarazione in bollo al Municipio che avrei ceduto l’interessi sulla terra fino allora da lei goduta, dell’albergo mi sono riserbate 2 stanze godendo lui da 25 anni senza un qualsiasi risarcimento il tutto. Dopo 50 lettere che si appellava continuamente Re dei Galantuomini e perciò mi, con insistenza, mi cavò l’atto di Procura Generale a suo favore. Io ce lo feci nel 26, ce l’ho spedito e da tale epoca io non vidi uno scritto, ne un resoconto ne un soldo di nessuna parte. Per pagare non occorre mandati ma per riscuotere quindi ha riscosso ha incassato come Padrone assoluto. Ora ho diritto di un resoconto sul mandato affidatogli. Come fittuario ho usato tutti i mezzi per ottenere il risarcimento ma i miei scritti non se ne cura per nulla affatto.
Nel 1926 ero con l’Ufficio Postale a Vicenza e non potevo muovermi ma con scritti che neppure leggeva c’è stata una riscossione di circa 4 mila lire, e lui mandò il Verlato a riscuotere, per mio conto, e coi miei pagò un certo Lattes, che mi prestò 3000 lire all’inizio della costruzione albergo nuovo, e tale somma ho diritto essere da Lui ripreso.
In complesso questo è il quadro dei miei diritti.
Rifusione di £ 3.000 della cambiale di Lattes di Vicenza
Resoconto preciso del mandato affidatogli.
Pagamento delle mie 2 stanze riserbatomi a mio riguardo, con stima di 2 provetti del Mestiere come risulta dall’atto di cessione. Sulla mia quota di albergo, per cose mie, ho inscritto inserzione ipotecaria per £ 15 mila già pagate da circa 2 anni fa e di queste voglio essere rifuso, se intende valersi delle stanze in seguito, in 25 anni che le gode gratuitamente.
Avrei diritto anche di £ 100 sulla mucca che ha sempre goduto e che a me non si degnò mandarmi neppure una ricotta. Del tutto mi sarà grato un cenno a suo tempo, se intende o no rispondermi, e se sarete costretti tu e Marcello andare per via giudiziaria, mi assocerò anch’io a voi.
Ma è meglio un amichevole componimento, ma credi assai difficile, dal motivo mi ha tanto torlupinato; ha tanto carattere come un’incivile. Mi ha perseguito dal 1916 in poi, me e miei figliole costì venute, non si degnò nemmeno salutarle. Qualunque notizia in merito ti occorra sarò pronto dartela, scusa del mio lungo dire.
Ricordami a tutti i tuoi e a te coi più affett. Saluti
Dallo Zio Giovanni

Note:
Il nipote Rino è stato sollecito a procurare allo zio Giovanni i due certificati di nascita al Tribunale Civile di Bassano; in pochi giorni Giovanni li ha ricevuti e scrive al nipote per ringraziarlo. Può essere che Rino gli abbia chiesto spiegazioni sulle questioni di famiglia e queste Giovanni gli dà, cercando di essere preciso e dettagliato ma purtroppo non riuscendovi abbastanza. Dal suo resoconto possiamo capire diverse cose.
Comincia dal 1910, dalla morte del padre, da quando cioè ha assunto la funzione di capofamiglia che prima era stata del padre Pietro. Non racconta quindi dell'affare dei dazi di Enego che abbiamo visto all'inizio di questo carteggio e dal quale è probabile siano iniziati i guai finanziari della famiglia, dato che già nel 10 c'erano ben 17.000 lire di debiti, aumentati rapidamente in buona parte a causa all'affitto dell'albergo Munari che deve essere stata una vera e propria fregatura. Una grossa spesa fu anche la costruzione del nuovo albergo a Foza voluto soprattutto dai fratelli minori.  Appena morto il padre, poi, il misterioso fratello Giuseppe pretende subito la sua parte di eredità e via via si accumulano debiti che alla fine impongono di vendere delle proprietà. Quello che emerge qui è soprattutto il comportamento di Guglielmo, non solo verso Giovanni, ma verso tutti i fratelli. Guglielmo ha gestito gli introiti sia delle vendite dei campi, sia dei risarcimenti dei danni di guerra. Tra questi "una bella mucca" del valore di 4.000 Lire dice Giovanni (probabilmente 400 dato che più sotto rivendica in 100 la sua quota).  In pratica Emo ha fatto da capofamiglia come e peggio di quanto aveva fatto Giovanni e senza rendere minimamente conto ai fratelli ma semplicemente appellandosi al suo dichiararsi "re dei galantuomini" ma in realtà, secondo Giovanni, curando soprattutto il suo interesse a danno di Giovanni, di Cornelio ma anche degli eredi di Giulio. Da quando poi, per necessità, Giovanni dovette dare ad Emo la "procura generale" da lui non ebbe più nulla, nemmeno "una ricotta" e fu talmente maleducato che nemmeno si degnò di salutare le figlie di Giovanni venute a Foza. In sostanza, ed infine, Giovanni è pronto a unirsi a Rino e Marcello, figlio di Cornelio, se intendono agire legalmente contro Guglielmo.
Da tutta questa vicenda si può concludere che la situazione della famiglia Cristiani negli anni dal 1916 al 1918 non fosse così grave dal punto di vista finanziario: le proprietà comuni garantivano ampiamente il pagamento dei debiti, ma poiché erano soprattutto a Foza e non disponibili e sottovalutate in quel momento, facevano sembrare le cose peggio di come erano. Una volta terminata la guerra e ripreso possesso dei beni di Foza e dei risarcimenti le cose sono cambiate. A Giovanni sono toccati gli anni difficili e di fame dove solo da Arino arrivava qualche introito, gli anni della ripresa se li è goduti Guglielmo.
La figura di Giovanni esce da tutto questo con dignità intatta. Peccato che Giulio non ci fosse più!
Lettera di Giovanni del 24 febbraio 51