Il 26 febbraio 1917 Giovanni da Enego scrive a Giulio a Torre Canne
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Note:
Lunghissima lettera di Giovanni che ci spiega alcune cose e altre le lascia nel dubbio non conoscendo i precedenti. La questione della vendita del fieno, ad esempio. Giovanni si spiega male: ha usato i soldi ricavati per pagare un debito che la famiglia aveva con questa Chiomento?
Deve esserci stato uno scontro con Guglielmo durante la sua licenza; è a lui che si riferisce quando ce l'ha con "quel buon galantuomo"? E quali pagamenti non può più fare? Gli è stata ritirata la delega come progettava Guglielmo? E quelle 9 lire al giorno? e le 40 che avanza al mese e che adopera per pagare gli interessi? Parla del suo stipendio come Ufficiale di Posta?
Quello che è chiaro e ribadisce è che attribuisce la colpa dei guai alle "mogli". In ogni modo Giovanni progetta di andarsene da Foza definitivamente, dopo aver sistemato le cose coi fratelli. E' proprio quello che alla fine accadrà. Propone dunque a Giulio di lasciargli il suo posto di Ufficiale di Posta a Enego, che gli renderebbe 69 lire al mese (possibile così poco?). Giovanni istruirebbe bene Giulio, si prenderebbe 3 mesi di permesso apposta per questo! Era così difficile fare il postino?
La stessa proposta voleva farla ad Emo, anzi scriverà anche a lui. Ma allora non parla di lui quando dice "non me ne curerò come non esistesse"... ma allora di chi? Forse una delle ragioni del dissapori coi fratelli sta proprio nella sua scarsa capacità di spiegarsi chiaramente per iscritto.
Anche in questa lettera non manca Giovanni di mostrare la sua Fede appellandosi alla Provvidenza ed invitando il fratello a fare altrettanto.
Toccante il proposito di andare a Padova coi figli che hanno già fatto la Comunione a far dire una messa sull'arca del "Gran Santo"!
E se Giovanni alla fine avesse avuto ragione? Se fosse tutt'altro che un "fingardo"?  Niente di meglio che un nemico comune per stringere fra di loro le cognate. Il rancore poi fa travisare tutto. O invece è vero il contrario? Non lo sapremo mai.
Lettera di Giovanni a Giulio del 26 febbraio 17

crono 148

doc. 170226gi

Carissimo fratello

Ieri ricevetti tua lettera e con mio piacere sentivo della tua in quanto buona salute come lo è di me e famiglia. Intesi tuo dire però intuisti non bene quello ch'io ti scrissi e mi pare averti scritto chiaro. Pella tua domanda non hai fatto niente di male avvicinarti alla famiglia affinfine tutti l'abbiamo cara, io intendeva che non fossi soggetto alla febbri di malaria e per questo ti diedi un consiglio, a costì potevi rimanervi. Ripeto se l' hai prodotta niente di male, sei lontano è vero e meglio se puoi ottenere essere quì vicino, e mi sarà sempre grato il rivedere tue nuove che se qui vicino ti mandano subito non esiterei venirti trovare. Nella mia ultima pure hai inteso male, perchè benissimo io non posso più inanzi eseguire pagamenti, che solo quelli che in nome di tutti non potrò pure fare a meno, perchè mi mancano i mezzi, vedi avrò dopo la mia spesa mensile un avanzo di una 40a di Lire e finora tutte esborsate per pagamento interessi e qualche piccolo sconto su vari istituti nel nome di tutti, qui la spesa è eccessivamente cara che a malapena nove Lire al giorno non arrivo per me, ma con grande economia. Ti dissi appunto perché non intendo che le vostre mogli se volevano venire per più economia ad Arino potevano venir subito il medesimo diritto l' hanno anche loro e potevano economizzare il fatto che se qualcosa si avanzava certo con più facilità si faceva fronte agli impegni. Il gran danno di tutta la famiglia fu appunto pel poco buon accordo, sempre stato e questo fu il primo disagio degli interessi e di tutto ora ne sono io la causa, non ne parliamo più e ciò come non detto. Ti dissi solo della spesa oggi sostenuta in nome collettivo, perché appunto io non intesi commemorarti perché ti spedii pe tuoi bisogni i due vaglia e di questi non devi per niente affatto nominare, anzi mi faresti sempre dispiacere che se ti trovassi in bisogno non dirmelo che quanto posso lo farò ancora oggi e sempre. Solo mi è dispiaciuto che intesi che ti cambiasse parole col pagamento fatto del fieno a una Chiomento in luogo di altre. Essa è viva e sana e al vostro ritorno ve la chiamerò in testimonianza pella pura verità, che da quest' ultima ebbi il denaro a prestito all'inizio dei lavori della casa ed era 2 anni ch' essa aveva il credito, ad ogni buon fine la causa di tutti i mali certo tel dissi ancora e lo sai meglio di me, ma per completare l' opera quel buon galantuomo che c'intendiamomo à vomitato su di me tutto il suo veleno che non so quanto di peggio ha su di me inveito, a seria mia resistenza coll' aiuto di Dio ho sopportato tutti gli insulti e le calunnie. Lasciamolo in pace; ci tornerò a Foza precariamente non me nè curerò come per me non esistesse, vi resterò tanto da stabilirci coi più doverosi interessi tra noi e poi dovrò procurarmi altrove un pane. Siccome ho già posto mano per ottenere una posizione che coll' aiuto di Dio spero riuscirvi e perciò rimarrebbe vacante il mio posto lassù, dunque scrivo a te, che dovevo in merito parlarne a Emo, a te ed è indispensabile sentire tua idea perchè sappia anch' io contenermi, acciò poi non vi sieno lagnanze. Riuscendomi ora quello che sto per occuparmi, certo rimarrà lassù vacante, ma però ho pieno diritto della mia sostituzione in persona di uno di famiglia, quindi con l' aiuto della Divina Providenza io spero e confido assai la vostra buona preservazione ed il ritorno in famiglia (che quanto ben volentieri ti vado più volte ascoltarti una S. Messa per te e per tutti) in tal combinazione ch' io non esiterò di accettare e dovrei pertanto dispensarmi dal servizio l'offro a te e mi riserberei nel contratto ch'io farò di avere due tre mesi di libertà per darti istruzione completa per servizio che è ben giusto conservare. Che ne dici sarebbero circa 69 Lire mensili che certo verrebbero buone. Io certo mi impegnerei darti tutta l' istruzione fino a tanto che verresti effetivamente nominato. Di questo dammi risposta; per apprendere ci penserò io e sono sicuro che in pochi mesi lo fai. Ripeto per mia regola dammi risposta, perchè se non lo intendi ne tu ne Emo di approfitare io certo accollato il nuovo servizio a tempo debito dovrei dare le mie dimissioni. Quindi queste saranno per ultimo che dovrò fare ma è ben giusto sentir da voi se o meno accettate. Del pari a suo tempo scriverò a Emo. Dirai tu ora non è di trattare perchè se prima non ritorniamo nulla si può dire. Ma io è ben giusto che lo sappia per mia regola.
Ti raccomando fortemente che quando puoi va ad ascoltare la S. Messa e fare la S. Comunione perchè L' Onnipottente, che tutto da Lui proviene ti preserva da qualsiasi pericolo, per te e pei altri fratelli, non ti dico chiacchere ti dico fatti perchè per andare inanzi bisogna sperare della Provvidenza Divina e questa è la mia ferma speranza e per l' incolumità vostra e per impetrare aiuto pella nostra sgraziata famiglia ho stabilito nella I^ quindicina di Marzo di recarmi ad arino e coi miei bambini passati di comunione mi recherò al Gran Santo di Padova facendo recitare una S. Messa all' arca per voi tutti. Confido sempre in Dio che certo avrà pietà di noi e dei nostri piccini. La Divina Provvidenza ci sorreggerà e darà alla nostra casa quella pace che dal Cielo i nostri cari genitori ci farà otterere.
Scrivimi spesso, e se traslocato tanto meglio scrivi. Baciandoti affettuosi Saluti
Tuo Giovanni
Enego 26-2-917