Il 15 agosto 1918 Guglielmo da Bergamo scrive a Giulio a Venezia
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Note:
Emo ha promesso una lettera ma scrive, invece un "biglietto postale" che però è piccolo e allora ci aggiunge dentro un pezzetto di carta dove continua lo scritto.
E' bello vedere come il primo pensiero, dopo la salute, è il ricordo dei bei momenti passati ad Arino in mezzo alla "turba dei nostri bambini"; erano sette, ma arrivavano a dieci se c'erano anche i figli della sorella Maria, come è probabile. Sono stati momenti di soddisfazione e gioia pur nelle difficoltà e nelle ristrettezze.
Ma il tema principale è sfruttare al meglio la campagna senza dare niente a Giovanni, come aveva fatto lui l'anno precedente. Del resto è il frutto del lavoro delle loro mogli. Scriverà a Giovanni e gli dirà di non farsi vedere ad Arino perché le donne sono sul piede di guerra. Anche Cornelio, sul quale si può contare quando c'è da lavorare, deve essere coinvolto e istruito sul da farsi. E' metà agosto e  Emo programma il piano per la vendemmia, ma ben altri pensieri avranno ad ottobre!
 Lettera di Guglielmo del 15 agosto 18 

crono 281

doc. 15.8.18 n. e44

biglietto postale
tp. 15.8.18 Bergamo Centro; 1
6.8.18 Venezia Centro


Al Signor Cristiani Giulio
R. Guardia di Finanza
M. Generali Venezia

Bergamo 15.8.1918
Carissimo Fratello
E' già otto giorni che sono tornato e sono desideroso di tue notizie che già m'immagino saranno in viaggio, mia salute buona come di cuore auguro a te che ti sarai rimesso dei tuoi disturbi, riccordo sempre con piacere quei pochi giorni passati in mezzo alla turba dei nostri bambini, però magra fino che vuoi ma sempre vita di soddisfazione non ti pare? ieri ricevetti lettera del Giovanni e svelò il perché è venuto ad Arino a trovarci, mi disse dell'uva che non ha parlato ma ha detto che in ottobre verrà da te a Venezia e che a me scriverà in lettera ma adesso io ci rispondo per le rime e che in caso daremo a lui cuanto lui stesso ci ha dato a noi, non ti pare? L’anno scorso, come già parlammo e sempre cuello dopo tutte le fatiche di nostre [da qui in un foglietto mal strappato accluso] povere mogli, senti quando si avranno diviso un paio di sacchi di granoturco altro non hanno altro dopo tutte le spese ed adesso lui vuole framischiarsi io dico che è molto meglio non si faccia nemmeno intendere da nostre donne altrimenti succede un putiferio, non ti pare?
Io ho già scritto a Cornelio che è meglio che vadi in licenza ai primi di ottobre ed allora può fare il vino con le botti che è dai basa e molto meglio che non a vendere l’uva non ti pare, e a quel tempo potrai anche tu fare una scappata.
Ti saluto e di cuore tuo
Emo

[sul retro del biglietto]
Scrivi presto Di Nuovo tuo Emo
[di traverso]
Se 21 sarai mezz [?]
Gnormi Duncue credo opportoni [?]