Il 5 agosto 1918 Giulio da Venezia scrive a Guglielmo e a Maria ad Arino
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Lettera di Giulio del 5 agosto 18 

crono 278

doc. 05.08.18

Venezia 5 - 8 - 918
Fratello carissimo
Sempre terrò al presente il Passato specie di quel pericolo passato di rimanere adiritura schiaciati dalla turba ...... però preferirei di essere costì ora ti dirò di mia salute proprio oggi fui all'ospedale, dopo visitato mi consegnò certe medicine dicendomi che non nè niente di grave cosa vuoi più l'impresione che altro oggi stesso ho cominciato la cura, continuo mio servizio, quanto prima sarò ristabilito mi recherò dal S. Minari intanto pensaci se ti sei deciso o no. Sempre attendo tue nuove, vedi se ti riesce di far tagliare quel po di fieno.
Senti in questo momento che ti scrivo si è scatenato un violentissimo tempestone con vento impetuoso la grandine come le nociole, forse ha visitato anche quei paesi? già come di nostro solito la fortuna ci soride alla rovescia e per ciò dubito avrà fatto gravi danni se era svilupato come era qui; - sempre pazienza vedrai che tutto cambierà.
Come n'e avevamo parlato della somara, vedi se sarà il caso o meno come si diceva di comprare una vacca possono invece comperarsi una capra e poi faranno come vogliono.
Sta sempre allegro
Scrivi ti bacia tuo amatissimo fratello Giulio
Saluta Bepo

Cara moglie
Qui unito a mio fratello ti do mie nuove in riguardo alla mia salute ora sono sotto cura ho già cominciato oggi vado un po meglio vedi anche tu daver riguardo specie con Rino mi sembra che mangia troppo dagli qualche purga che non gli succeda come me,
Spiacente nel momento del mio distacco d'averti veduta così seria e sostenuta non mi è riuscito sapere il perché; -(pensa che da qui un mesetto sarò in permesso)
Pregoti appena l'uva bianca comincia maturare famelo sapere, qui oggi ha tempestato  ma per bene già lo immagino sarà capitato anche a costì come di nostro solito scrivimi in proposito sono desideroso saperlo.
e Rino che dice? conservagli le scarpe e il capello che gli procurerò il vestitino altrimenti siamo sempre da capo, ricordatevi di non vendere l'albara, così non si darà sodisfazione a nessuno e bella finita
Scrivi sempre
tuo affezionatissimo
marito Giulio Cristiani
Bacciandoti te Rino. Saluti a tua mamma sorella cognata e tutti di casa
scrivi

Note:
Con una sola lettera Giulio scrive al fratello Emo, ancora in licenza ad Arino e a Maria che ha da poco lasciata.
Con Emo ricorda i bei momenti passati assediati dalla turba di bambini: Gildo, Dalia e Argia di Emo, Rino di Giulio, Marcello, Ester e Jolanda di Cornelio. Sette bambini devono aver fatto una bella confusione!
Giulio è tornato dalla licenza ammalato, probabilmente qualche problema intestinale ed è "sotto cura" come lui stesso dice.
E' preoccupato per il gran temporale con grandine che c'è a Venezia mentre scrive e immagina che la loro sfortuna lo avrà fatto capitare anche sul fieno pronto da tagliare e sull'uva che sta per maturare nei campi di Arino. Con Guglielmo parla anche di cose pratiche e decisioni da prendere: la somara forse da vendere per comprare una vacca o una capra..., ma vedano loro (le donne). Con Maria anche, ma più a lungo di salute sua  e di Rino (che ha appena compiuto tre anni), della impressione che ha avuto di lei quando è partito... E qui usa un termine "sostenuta" che è molto preciso e piuttosto ricercato che ci fa pensare come si sia arricchito il suo lessico. Pensa che Maria fosse triste perché lui se se andava e cera di consolarla...
Ma raccomanda anche di tenere da parte scarpe e cappello nuovi di Rino perché arriverà anche un vestitino e così potrà avere tutto nuovo!       
il nome Minari è citato anche nella lettera di Guglielmo a Giulio del 23 agosto 1918, con la qualifica di tenente.