Il 30 marzo 1918 Guglielmo che si trova al fronte scrive a Giulio a Sottomarina
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Note:
E dunque Bepi è morto. Giulio era a Cittadella, in licenza dal giorno 23, quando il suocero è morto: ha fatto in tempo a vederlo e a salutarlo, come tanto tutti e due desideravano. Chissà che malattia aveva Bepi, che aveva solo 70 anni e solo sei mesi prima era andato da Borso a Foza e ritorno in una sola giornata. Non ci sono rimaste le parole di Giulio in questa circostanza, ma possiamo pensare che non sarebbero state molto diverse da quelle del fratello. Ma essere stato vicino alla famiglia in questa circostanza deve aver reso meno amara a Giulio questa perdita. Emo una volta tanto si dice avvilito, scoraggiato, stanco... vorrebbe esserci anche lui, a casa. Chiede al fratello di fare il possibile per fargli avere un permesso; non ci risulta che ci sia riuscito. Aggrava il suo stato d'animo essere il giorno prima della Pasqua, un'altra passata lontano da casa.
Il "Comisario Granddotto" è il bisnonno Aurelio, padre di Ernesto. Che compiti avesse in quanto Commissario è da scoprire.
Lettera di Guglielmo del 30 marzo 18 

crono 240

doc. 30.3.18 n. e30

Mio caro Fratello
Dal Fronte 30 - Marzo 1918
Repentina mi giunse ieri la triste notizia della morte del nostro amato Suocero cosa che giammai m'immaginavo, tutto avrei creduto ma questa poi di dover subire una sì triste e dolorosa nuova che mi trae nel profondo, dell'amarezza, tantevero che da diversi giorni che mi sento così irrechieto avvilito e sconfortato e più volte ne parlai ai compagni che a casa mi deve essere successo cualche brutissima avventura.
Benché molto lontano da voi mi trovi ma lo stesso, il sangue vuole sua parte, io è parecchio tempo che vivo d'una vita così amara e dolorosa che mi pare cosa impossibile potter resistere, cuando penso alla desolazione al lutto che ci sarà in nostra casa, ed io esser così lontano da voi che non posso portarvi cuella parola di conforto e di sollievo che tanto vi abbisogna per me è un continuo dolore che mi getta in una costernazione di un profondo avvelimento, sempre innalzo la mia mente a Dio e Maria S.S. che mi dia grazia di poter superare ogni periglio ma le disaventure che ci bersaglia son troppe ormai ti dico la verità mi sento capace non più resistere.
Già m'imagino che avrai fatto pratiche dal Sig. Maresciallo dei C C R R onde possa ottenere qualche giorno di licenza che possiamo a metter posto ogni nostro affare, viceversa prega anche il Sig. Comissario Granddotto che sia anche lui cortese col prestarci, perché come ben lo sai anche per altri affari e più con la perdita del suocero, se potrò come di nuovo ti ripeto ottenere cualche giorno potremo i nostri intrecciati affari a meter a posto.
Caldamente ti raccomando guardi bene fare il possibile di essere di conforto alle nostre buone Spose e la Suocera a dagli coraggio e digli pure che in questa tremenda valle di lagrime pur troppo malgrado la nostra volontà d'obbiamo rassegnarci, il Signore vuole così e sia fatta la sua volontà.
Nuovamente ti raccomando ciò che prima ti accennai.
Sei anche tu sventurato povero Fratello con la licenza pazienza sempre speriamo il premio averlo da Dio che è l'unico giusto e col più grande cordoglio ti baccia tuo aff.tto F. Guglielmo.