Il 28 febbraio 1918 Giovanni da Vicenza scrive a Giulio a Sottomarina
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Note:
Giovanni torna a scrivere un'altra lunga lettera in risposta ad una del fratello minore. A differenza di Emo, Giulio non ha rotto i rapporti con Giovanni e cerca di tenere una posizione di equilibrio che renda possibile in famiglia una soluzione pacifica.
Giovanni gli racconta cosa gli è successo quando è andato a prendere ad Arino le cose che aveva lasciato e che gli servivano a Vicenza per i figli. Emo e la "Signora Luserna" lo hanno aggredito accusandolo di ogni cosa. Giovanni sembrerebbe ritenere Angela quella più cattiva con lui. Dunque con con Emo non si può ragionare, con Giulio sì e così è a lui che promette un resoconto completo delle spese che ha sostenuto per la famiglia. Glielo darà la prima volta che si vedranno perché per iscritto è difficile anche per lui essere chiaro. Salta fuori la questione di Bortolo che pure viveva ad Arino ma che nessuno considerava. data la sua infermità mentale. E' sparita anche la sua quota di eredità: 3000 lire; sono state spese per la famiglia e quindi ora tutti i fratelli devono risarcirlo, come ha fatto Giovanni che gli ha dato 50 kg di frumentone, mezza "tera" e il diritto di alloggio ad Arino. Il povero Bortolo sembra sia in prigione: cosa avrà combinato?
Il foglietto allegato, trovato in un secondo momento è molto probabile che sia proprio stato aggiunto da Giovanni a conclusione di questa lettera. E' pieno di devozione e spirito religioso. Anche questo, forse gli ha inimicato il favore di qualcuno della famiglia.
 
Lettera di Giovanni del 28 febbraio 18 

crono 234

doc. 180228gi

Vicenza 28-2-918
Caro Fratello
Sempre in attesa di tua venuta, ma inutile a tutt'oggi, ricevetti da qualche giorno tuo scritto, con piacere intesi di tua buona salute. Da 15 giorni andai ad Arino per prendermi quel po di robba tanto per non vedere a patire i miei piccolo dormire per terra. Vi andai, fui accettato peggio di un cane. Trovai il fratello Emo che non appena scambiato un saluto, si sviluppò verso i me ogni causa sulla nostra situazione non ho nulla a lagnarmi del fratello perché non si può ragionare. Son le solite di quella donna disgraziata che tiene con me e co miei inermi bambini quel veleno più volte manifestato. Quanto meglio sarebbe avesse tenuto sempre la lingua con sé per l'onore di tutti. Vollero per più biasimo come fu fatto a mio carico farmi invitare da avvocati pel ritorno del mandato generale, come non esitai di farlo, così senza alcuna spesa si poteva fare bastante in foglio semplice, no si è voluto procedere come fossi un furfante di mia casa. Il resoconto su nostri interessi farò a te un prospetto al primo vedersi, perché mancami i dati sulla spesa locale costruito. Così su ciò siamo spiegati. Tu devi non far fallo qui venire, per intenderci bene perché con scritti non si si capirà mai. Avvertoti che più che altre invettive cè anche quella del fratello Bortolo che ora mi si riferisce essere in prigione, di lui si pubblicò che gli ho mangiate le 3 mila lire sappi che queste sono inserite nel testamento del povero Papà e in parti eguali chi lo mantiene è obbligo di restituirgele= poi Emo e la signora Luserna dichiaravano non volerlo in casa perché non ha diritti Di ciò ti avverto che per tutta la durata della guerra il diritto mio della casa sarà a suo favore
= di più cederò a lui metà di una tera una tera la riserbo per me e la metà di altra sarà per lui= più loro non si hanno dato un grano di frumentone= facciano come me ch'io alla partenza ne cedetti 1/2 quintale= su ciò e del tutto cedo i miei diritti a lui di abitazione. Restiamo così intesi= ha diritto di vivere pur lui e non essere scacciato se è fratello mio è pure fratello vostro, siamo intesi. Io qui vivo stentatamente appena con tutto il lavoro che fo e quel po di sussidio. Ti pregavo insistentemente di mandarmi i denari spesi pel mantenimento della manza perché ho i piccoli nudi e scalzi, e più nulla vidi. Chi mantenne la manza? Chi spese il denaro, col sussidio de miei piccini che ora l'hanno di diritto per coprirsi?

[In foglio separato senza data aggiunto in seguito  codificato: NODAT1_GioGiu]]

Lo stato quò delle cose pur troppo serpeggia nella famiglia quell'odio quel veleno che con tanta pazienza sopportata cercai di sradicare, ma nulla valse. Sappi che infine dei conti ho la mia coscienza più che tranquilla, si che nel mondo ne in casa ne altrove non c'è più giustizia, ed io ti ripeto d'inanzi al Buon Dio nulla ho da rimproverarmi se non che fui troppo fidente nell'avvenire e più che altro per molteplici ragioni dello stato pure attuale portò gravi disesti. Il tutto si potrà anche rimediare= Ora intanto bisogna anche rivolgere lo sguardo al Cielo invocare aiuto dal Signore e da Maria S.S. perché pur è vero i gravi pericoli che ci circondano sono infiniti. Vi ricordo pur voi tutti, non porto collera con nessuno, e a Monte Berico cui ci vo spesso coi piccini, una prece per voi non manca. Quante volte mi trovai assiderato e sia per molteplici cause e sia pei pericoli Grazie al Cielo siamo incolumi. Solo mi duole, privo di vostre notizie e se ove lo credi non solo te ma tutti scrivetemi scrivetemi. Preghiamo preghiamo e preghiamo
Tuo Giovanni
[nel margine, a matita]
scrivi sai e vieni