Il 30 agosto 1918 il nipote Gino Cristiani scrive a Giulio a Venezia
successiva  precedente  successiva dello scrivente  precedente dello scrivente  in risposta a  le risponde
 

 

crono 285

doc. 30.8.18

[sulla busta]
tp 1-9-18 Posta Militare

Al Signor
Cristiani Giulio
Regg.a Guardia Finanza
Magazini Generali
Venezia

 
Sp. Sol. Gino Cristiani 109 Gruppo Bombardieri 327° Batteria
Z.G.

Z.G. 30.8.18
Carissimo Zio,
Partito da Venezia dopo un po a cominciato a farsi scuro e giunto a meta strada si scateno un più bruto temporale che a cominciato subito a vento e pioggia che lo presa tuta nele spale si figuri come sono arivato qui ero tuto bagnato avevo perfino le scarpe piena daqua fortunatamente ho salvato le sigarete ma la fruta quele pesche si a schiaciate tute sono arrivate qui erano tute rote e quando labiamo comperate li erano cosi dure e poi si anno roto tute il mio capitano non mi ha deto niente perche non le a viste se non mi domanderà e andato bene ma se vuol vederle sono sicuro che mi da una girata di matricola cioè una gridata ma qui si dice girata di matricola per tutto resto e andato tutto bene. Dopo tanto tempo ogi mi giunse una letera da mio fratello si ritrova ancora al solito posto e mi dice che sta bene. Io sono per ringraziarlo caro zio con tuto il cuore di tuto cio che a fato per me e dela sua premura sempre avuta per me. Lo prego di salutare tuti i suoi coleghi.
Riceva saluti e Baci dal suo nipote.
Gino Cristiani
109° Gruppo Bombardieri 327° Batteria Z.G.

 

Note:
Gino è stato in licenza ed è stato a trovare lo zio a Venezia. Deve essere stato anche in caserma per un po' dato che prega Giulio di salutare "tuti i suoi coleghi". Lo zio deve avergli comperato delle pesche da portare al capitano, forse proprio dietro sua richiesta, ma a causa dei disagi del viaggio, soprattutto del "più bruto temporale" si sono tutte ammaccate e non ha avuto il coraggio di proporle al capitano per paura di "una girata di matricola". Ma le sigarette, forse dono di Giulio, sono salve. Abbiamo ancora qui la prova dell'attaccamento reciproco tra zio e nipote anche se questi usa ancora il lei per rivolgersi a Giulio.
Il fratello citato è Ampelio. Entrambi erano figli del primogenito Giuseppe già morto da alcuni anni. 
Lettera di Gino del 30 agosto 18