Il 5 settembre 1918 Giovanni da Vicenza scrive a Giulio a Venezia
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Note:
Altra lunga lettera di Giovanni. I suoi toni non sono molto cambiati in questi tre anni e mezzo odi guerra; è solo più stanco e rassegnato. Sa che può ottenere poco dalle cognate e da Emo sempre molto agguerriti contro di lui, ma nel fratello Giulio spera ancora. Anche lui non vuole scenate  e scontri e non andrà ad Arino se non sarà ben accetto. Quello che racconta della situazione della sua famiglia e dei suoi 8 figli è struggente: dormono su delle tavole e vorrebbe i "cartocci" del mais per farne dei materassi per loro. Chiede il raccolto di uno solo dei campi, andrebbe lui stesso per il raccolto: avrebbe così oltre ai cartocci anche un po' di mais per fare la polenta che da 15 giorni non riescono a fare. La farina da polenta non si trova, neanche a poterla pagare. Se la prende con chi la fa sparire dal mercato: la loro tavola sembra vuota senza polenta. Aver dovuto spendere dei soldi per pagare gli interessi di un debito invece che usarli per i figli lo ha fatto piangere: ha paura per "questa calamità che abbiamo", la Spagnola che già miete vittime ovunque.
La richiesta di avere il frutto di un campo è ragionevole, visto che di campi ce n'erano più di 4 e, senza contare Bortolo, al quale pure bisogna pensare, i fratelli erano appunto 4. Rinuncia a fieno e legna, ma dell'uva vorrebbe vedere cosa rende prima di rinunciarci. Infine un caldo invito, quasi profetico, a volersi bene e aiutarsi almeno tra fratelli per "questi 4 giorni che ci resta".
Col passare dei mesi e lo sviluppo della vicenda Giovanni sembra essere quello che più soffre e sempre più si ha l'impressione che buona parte del torto ce l'abbiano le signore cognate, che si sono suggestionate fra di loro nel volerlo vedere ladro e bugiardo. Cosa sarebbe successo se anche Giovanni fosse stato richiamato alle armi?
Lettera di Giovanni del 5 settembre 18 

crono 290

doc. 5.9.18

Su carta intestata della Amministrazione delle Poste e dei Telegrafi


Vicenza 5-9-18
Caro fratello
Ho ricevuto la tua lettera e ho inteso di tua buona salute come lo è di noi tutti. Pure intesi del po’ di raccolto, mi è dolente sentire il rifiuto da parte delle cognate, così lo stesso mi scrisse Emo, certo se non si verrà a più migliori consigli io non vado ad arino come scrissi a Emo, anzi a Emo gli scrissi che a sua venuta faremo assegnamento ad ognuno il suo campo perché potrei averne di bisogno, ma lasciamo ad ogni modo se ne parleremo a bocca gli scrissi così ero anch’io un po’ in collera perché, vedermi qui con 8 figli senza casa senza letto come un povero esiliato, e senza mezzi che col solo sussidio e 10 ore di mio lavoro al giorno si tira avanti strenuamente ne facevo calcolo di quel po’ di frumentone e mi viene negato, come fossi un’estraneo, dunque vedi a quali condizioni si troviamo. Ieri proprio mi ho toccato pagare gli interessi delle 2000 Lire del piccolo mutuo dei campi di arino in £ 70 per semestre, e ne ho pagato altro semestre in Dicembre = e come si fa che la necessità del momento gli avrei di bisogno? Ti dico il vero li ho pianti perché non so se ci arrivo a fine mese collo stipendio, specie con questa calamità che abbiamo. Senti come espressi a Emo fa che mi sia lasciato un campo di grano, uno dei 4 presso casa se vi sarà poi qualcosa di quelli di dietro a Santo bisognerà che ci dia a Bortolo qualcosa fin tanto che resta a casa, finora di lui non ho potuto avere nessuna evasione, vedrò in seguito. Sul grano siccome ho bisogno dei cartocci perché ho i figli sulle tavole così il campo verrei io a raccoglierlo. Del fieno non voglio nulla della legna neppure = del vino vedremo cosa sorte e se vi sarà qualche differenza da pagare io porrò la mia parte. Si può venire a un amichevole e fraterno conoscimento senza baruffe ne altro, con le questioni si si attira anche la maledizione dal Cielo, e invece abbiamo bisogno che il Signore ci aiuti. Senti io e mia famiglia ad Arino non ci vado più a che fare con che vivere dunque ora sarà poco ma quel poco di beneficio sarà per tutti. Vedi tu pure il critico momento che non si trova nulla sono 15 giorni che non si fa polenta essendo tanto abituati che importerebbe a me se si trovasse.
Se almeno se ne trovasse sarebbe altro conto mettiti anche tu su miei panni con 8 bambini= a parte ora il diritto ma anche nella pura verità non fanno loro grano per tutto l’anno senza il mio campo e allora perché negarlo
Dunque lascio in tue mani, vai tu d’accordo e mi scriverai. E’ un assoluto mio dovere pei piccoli e non basta è di pura giustizia non ti pare. Intesi tua venuta e confermami venuta di Corneo che chiederò anch’io licenza in quei giorni per così poter intenderci meglio e poter da buoni fratelli combinare ogni cosa. Se ti parlassi di quanto mi fu accaduto dalla tua partita alle armi sarebbe un poema, ecco ho avuto una grazia e ringrazio sempre il Signore Benedetto che fui sempre ricco di pazienza. A questo mondo tutti dobbiamo portare la croce. Almen tra fratelli questi 4 giorni che ci resta vogliamoci bene e aiutiamoci anche nel nome dei cari genitori che certo pregano sempre per noi.
Attendo tue nuove Saluti da tutti i miei
Baciandoti tuo sempre Giovanni