Il 4 settembre 1918 Giulio da Venezia scrive a Maria ad Arino
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Lettera di Giulio del 4 settembre 18 

crono 289

doc. 4.9.18

[sulla busta]
tp 4-IX 1918 Venezia Ferrovia

Al Signora Cristiani Maria Martini
Dolo Arino I°
Venezia

 
Venezia 4-9-18
Sposa Carissima
In risposta alla tua da me tanto gradita,
apresi con gioia tua perfetta salute nonche Rino e componenti, pure lo e di me.
Dunque il Giovanni vi ha scritto anche a
voialtre in merito all’uva, avete fatto bene a dire chè già venduta che non dovesse capitare là con le solite mensogne come suo solito dicendo che tutto ha combinato con noi tutte bugie, se capiterà senza fare scene di sorte solo dire che non venda l’uva perché e già venduta, e quello che ci aspetta Dopo estratte le spese ci sarà coriposto quando sarà a sua volta non occorre tanta premura però, hai capito?
In merito al permesso se vengo verso i otto o 10 certo non potrò ottenere coi ultimi del mese in ogni modo se dovesse succedere qualche inconveniente vuoldire mi farai un’espresso, con quattro secche parole senza tanti complimenti (sarebbe necessaria tua presenza in famiglia per la devisione dell’uva e imparitem per il contratto di altri interessi) hai capito? (Come) Come avevate intenzione di dare le sime
[?] per conto aratura dovevate già aver combinato con qualcuno altrimenti diventa vecchie.
Ora scriverò anche al Giovanni a vedere cosa ha combinato con voi e meglio che gli scrivete anche voialtre dicendogli che non si stia disturbare si farà lo stesso. cercate di evitare questioni
sempre attendo tuo
aff.mo Marito Giulio

Note:
Siamo ai primi di settembre e ancora tutti stanno bene, eppure manca solo un mese alla morte di Giulio. La questione dell'uva arriva al suo culmine. Giulio raccomanda di non fare scenate con Giovanni e di essere caute ma dice anche che hanno fatto bene a dire una bugia. Anche Giovanni ha detto di essere d'accordo con loro ma non è vero, ha solo detto che possono facilmente mettersi d'accordo. Si interessa anche dell'aratura: ci si può accordare dando in pagamento le "sime" ma bisogna farlo subito sennò diventano vecchie e non valgono più nulla. Queste cime erano i pennacchi e la parte alta del fusto del mais reciso sopra la pannocchia, usate come foraggio.
Giulio conta di avere presto un altro permesso e dà le istruzioni a Maria perché, se tarda ad averlo, gli scriva un espresso. Le detta perfino le parole. Giulio conta sulla benevolenza e disponibilità dei suoi superiori.