Il 12 settembre 1918 Giulio da Venezia scrive a Maria ad Arino
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Lettera di Giulio del 12 settembre 18 

crono 294

doc. 10.09.1918 n.37



...anche in merito al certificato cercherò di interesarmi
vedete con quel po' d'uva Bianca se vi sarà modo di fare un po' di vino, e di osservare che non asciupa tanta uva invanamente già lo sapete bene cosa costa senza riguardo di nessuno, siamo intesi
come ti dissi il nostro Rino vedi se potessi mandarlo da Gigio sarebbe molto meglio la così non impara altro che porcherie ti sembra? anche Gildo Dalia e argia, se la Angela e contenta sarebbe l'unica sai
Dunque ti raccomando almeno vedi per il nostro Grazioso Rino che non cresca cosi come le creature senza genitori ti sembra?
come ti ripeto io verrò verso la fine osia vedremo se sarà il caso prima, in ogni modo scrivimi ed informami su ogni cosa
l'altro ieri è stato qui Gino sofre ancora di malaria. vi saluta tutti e d’io pure ti unisco i Cari Baci l'amatissimo tuo Giulio.
Baci a Rino saluta tua mamma e tutti ciao.

Note:
Questo frammento di lettera non ha data né busta ma dal contenuto si può datare prima della metà di settembre del 18.
Si parla dell'uva che non deve esse lasciata guastarsi e torna la raccomandazione di mandare Rino a scuola dal cognato acquisito "Gigio Userno", come già Giulio aveva chiesto a Maria di fare nella sua lettera del 28 agosto (n.282). Ma qui si aggiunge un motivo"così non impara altro che porcherie". La fonte delle porcherie non può che essere Bortolo; possiamo solo immaginarlo comportarsi senza alcun controllo e rispetto nemmeno verso i bambini e usare un linguaggio e dei modi scurrili. Anche i bambini di Emo andrebbero allontanati almeno per qualche ora. (Perché Giulio non nomina anche quelli di Cornelio e di Maria che pure sono lì?).
E' ancora in ballo il permesso: tornerà forse alla fine del mese, forse prima... quel permesso sarà fatale a Giulio!